Il lavoro più bello e più difficile al mondo: essere un genitore

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Un legame così forte, quello tra i genitori e il loro bimbo, inizia a crearsi ben prima della nascita del figlio, nel momento in cui si apprende la notizia della sua impercettibile presenza.

È coi movimenti fetali, segnale della sua reale esistenza, che la madre inizia le sue fantasie sul bambino, immaginando di giocare con lui, fantasticando sul suo aspetto fisico, chiedendosi di che colore saranno i suoi occhietti, i suoi capelli, che carattere avrà.. Certo è che questo importante legame, insieme a quelli con le altre persone che si prenderanno cura del bambino, può influenzare le interazioni successive che egli avrà nel corso della sua vita.

I nove mesi di gravidanza danno modo alla coppia di prepararsi al nuovo ruolo che li aspetta, quello di futuri mamma e papà, ed è proprio in questi mesi che ha inizio l’apprendimento di quello che è il “mestiere di genitore”. Il doversi adattare a nuove situazioni è un evento nel quale ci si ritrova spesso nella vita, fatta di continui cambiamenti, e la nascita di un figlio è il momento per eccellenza che apporta grandi trasformazioni nella vita di una persona, con importanti implicazioni emotive che vanno dal senso di preoccupazione e paura del nuovo a sentimenti di gioia e amore.

La mamma fa da filtro per il bambino che si avvicina al mondo esterno, presenta una grande capacità di identificarsi col piccolo e una sensibilità così intensa da comprendere i suoi bisogni, come nessun insegnamento potrebbe fare. Compiti di mamma e papà sono accudirlo e proteggerlo, donandogli tutto il loro amore e aiutandolo nella sua crescita. Questo importante mestiere comporta l’assumersi la responsabilità di una nuova famiglia e richiede notevoli capacità di tolleranza alle frustrazioni, inevitabili dal momento che i genitori hanno la tendenza a porre nel figlio le loro aspettative e i loro bisogni. Il desiderio più frequente dei genitori è quello di proteggere i figli dai conflitti e dalle sofferenze che hanno caratterizzato la propria vita passata, difendendoli da ogni sentimento negativo. Desidererebbero, inoltre, essere dei genitori perfetti in grado di crescere dei figli perfetti.

È necessario ricordare che il “figlio ideale”, così come il genitore perfetto, non esiste e nessuno può essere immune da situazioni difficili. Ciascun bambino è diverso da un altro e anche dai suoi genitori; ciascuno, inoltre, ha tempi di adattamento e di risposta differenti. Ci vogliono calma e pazienza, dunque, e allo stesso tempo il grande impegno di riconoscere i bisogni del proprio bambino e di accompagnarlo empaticamente nel cammino che lo porterà a divenire un adulto. I figli dovrebbero diventare indipendenti, ma avere sempre con sé una base sicura e l’insegnamento donato da coloro che si son presi cura di loro.

Potremmo paragonare i nostri bambini a degli aquiloni, come metaforicamente riportato dalla scrittrice statunitense Erma Bombeck in un suo splendido e significativo pensiero:

“I figli sono come aquiloni, passi la vita a cercare di farli alzare da terra.. Corri e corri con loro fino a restare tutti e due senza fiato. Come gli aquiloni, essi finiscono a terra.. e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni. Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri che presto impareranno a volare. Infine sono in aria: gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne: a ogni metro di corda che sfugge dalla tua mano il cuore ti si riempie di gioia e di tristezza insieme. Giorno dopo giorno, l’aquilone si allontana sempre di più e tu senti che non passerà molto tempo prima che quella bella creatura spezzi il filo che vi unisce e si innalzi, come è giusto che sia, libera e sola. Allora soltanto saprai di avere assolto il tuo compito”.

Patrizia Scarcella