Puglia: sanità in rosso, famiglie e imprese in bianco. L’energia diffusa del welfare

Triacorda Notizie

L’occasione è ghiotta. La Confartigianato sostiene in uno studio recente che le regioni meridionali con piani sanitari di rientro dal deficit (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) sono anche quelle in cui è maggiore il prelievo fiscale su cittadini e imprese.

Per capire bene di cosa stiamo parlando precisiamo che i cittadini del Sud oltre a soffrire i disagi di una sanità costosa e inefficiente pagano all’erario 61 euro in più per abitante rispetto a coloro che vivono nelle regioni che hanno i conti sanitari in ordine (quelle del Nord che hanno un reddito pro capite più elevato). Con il conforto della normativa vigente si perpetua lo scandalo di far pagare di più chi ha meno. La nostra attenzione ovviamente è rivolta alla realtà pugliese, incominciando dalle valutazioni espresse dal Ministero della Salute e del Welfare sul piano di riordino ospedaliero: possiamo dire che l’incontro Governo-Regione si è concluso con una fumata grigia. Viene accettata la chiusura in pareggio per il bilancio 2015 ma la sanità pubblica resta sotto la tutela del governo centrale per altri tre anni. Le decisioni di spesa saranno subordinate alla volontà centrale e controlli frequenti verranno effettuati a macchia di leopardo.

Abbiamo un sistema sanitario sfibrato da una sequenza infinita di piani di riordino mai resi operativi e non si vede ancora una via d’uscita. Un Governatore che volesse immaginare un progetto di sanità efficiente deve fare una battaglia seria su due fronti. Quello interno, per creare una rete di servizi conforme alle esigenze del territorio assicurando una gestione supportata da una convinta cultura d’impresa (da inventare). Quello nazionale, per eliminare le palesi sperequazioni di ordine redistributivo e quelle più specifiche relative ai criteri in uso per la ripartizione del Fondo nazionale della sanità. Nell’attesa di aprire cantieri in queste direzioni cresce il mix indignazione-frustrazione che nella pubblica opinione si traduce in un silenzio cupo, con il rigetto viscerale di ogni attenzione per la dialettica in corso che pure va oltre il dialogo minimale del trasferire o confermare qualcuno, dell’aggregare o disaggregare pezzi di sistema equivalenti a pezzi di potere.

C’è in gioco molto di più. C’è in gioco il futuro di una sanità pugliese competitiva tutta da costruire, mentre nelle pieghe del tessuto sociale si avverte solo l’acredine che toglie sorrisi e speranze. Eppure in un clima dominato da cinismo e senso di progressivo distacco si deve parlare di futuro sottolineando che i pugliesi meritano un destino più elegante. La sanità è un motore di ricerca formidabile, anche perché impegna circa i due terzi del bilancio regionale.

Pensando alla creazione di un polo pediatrico salentino TRIA CORDA ha prospettato da tempo la necessità di un partenariato pubblico-privato che consentirebbe di introdurre nel sistema formule nuove di finanziamento e organizzazione. Si parte da un punto di forza, dall’idea di un Ospedale-Impresa vissuto come laboratorio di solidarietà ed emancipazione sociale. Capace di svolgere un ruolo guida in un sistema sanitario molecolare messo in rete con regole d’imprenditorialità diffusa. L’apporto del volontariato diventa importante per creare una cultura sociale del servizio sanitario, sia per l’impegno professionale degli operatori, sia per elevare il livello di sensibilità sociale della nostra gente.

A dimostrazione della vitalità del welfare privato si può ricordare il successo riportato dal padiglione di Expo 2015 dedicato alle sue svariate attività. Promosso e organizzato dalla Fondazione Cascina Triulza attiva a Milano e in Lombardia. E’ un contenitore importante, raccoglie 63 sigle del sociale privato italiano. Vive bene grazie al sostegno degli enti filantropici lombardi, Cariplo in prima fila. Abbiamo citato una realtà di eccellenza per sottolineare due cose, la lunga strada che ancora deve percorrere il volontariato pugliese per creare coinvolgimento socio-economico e darsi organizzazione e robustezza; la possibilità delle nostre associazioni di prendere contatto con Cascina Triulza per studiare possibile sinergie.

Purtroppo la sanità pubblica pugliese sembra costretta a marciare a senso unico, con il chiodo fisso del ripianamento dei conti che depotenzia la voglia di investimenti. Così si resta fermi e non si va da nessuna parte. La mutualizzazione dei servizi con una gestione in partenariato pubblico-privato può essere una via percorribile se vogliamo uscire dall’attuale fase di stallo e dall’incubo dell’immobilismo istituzionalizzato. Una tesi che se portata avanti implica anche il riorientamento delle strutture del welfare presenti sul territorio. Tra interessi e valori la nostra società civile ha sempre privilegiato i valori – per tradizione e consuetudini antiche. Adesso che crescono i bisogni collettivi e diminuiscono i servizi di assistenza non può non vedere, non può sfilarsi dal gioco fino a diventare “incivile”.

 

Claudio Alemanno